“Sentiero perduto” - “Sospeso nel nulla"
Roberto Agostino
Fotografia
20x30 cadauna
2025
“Sentiero perduto” - “Sospeso nel nulla"
Roberto Agostino
Fotografia
20x30 cadauna
2025
“Confini”
Marco Bagatin
Tecnica mista collage - impasto di calce e marmo a spatola su tavola di legno
60x80 cm
2023
Nell’opera si nota una mano appoggiata ad una rete metallica che serve a delimitare un confine... siamo in un mondo dove l’uomo non è in grado di salvaguardare il pianeta ma è pronto per nuove guerre e creare confini
“Autoritratto allo specchio: fragilità’”
Marco Balbi Dipalma
Video scultura olografica 4k | 16:9 | loop | datamoshing| colore | nno suono | durata 1:46
2024
Percepire la fisicità, non solo come dimensione materiale, ma come un vero e proprio linguaggio fatto di scorci e fessure, mette in rilievi la sua entità ambivalente sospesa tra presenza e assenza. Proprio nell’indagare l’ambito esistenziale e psicologico degli esseri umani Marco Balbi Dipalma intesse esperienze di carattere autobiografico, esplorando il dolore come fonte di conoscenza e il potere di trasformare le relazioni e la spiritualità. Nella video scultura Autoritratto allo specchio: Fragilità l’artista mette in scena sé stesso in cui l’ioriflesso non è solo un doppio fisico, ma si trasforma in un Io che si apre all’essere dell’altro: lo specchio diventa così un mezzo di scoperta e interrogazione dell’identità. Non si tratta solo di esplorazione dell’ego, ma di un’indagine sulla fragilità condivisa, in una continua relazione tra identità e alterità.
Elena Sillitti | Curatrice
“Potnia Theròn Phoenicopteri”
Federica Barcellona
Foto, manipolazione, Intelligenza artificiale
cm 80x60
2024
Carta Hahnemühle William Turner 100% cotone, bianca, realizzata a macchina in tondo.
Edizione di 5 Certificato di autenticità Hahnemühle realizzato su carta filigranata, con due timbri olografici numerati.
Totale assenza di sbiancanti ottici (OBA) e priva di acidi. Spray protettivo Hahnemühle protegge le stampe dagli agenti esterni, dai raggi UV e riduce il rischio di impronte digitali e graffi, senza compromettere la qualità visiva e senza alterare la superficie.
Le Potnia sono un richiamo a ciò che è stato e continua ad essere, un varco aperto su un immaginario che sopravvive nei recessi della coscienza, che continua a pulsare nel contemporaneo, un richiamo a ciò che è stato e continua ad essere, attraverso il corpo, la memoria e il rito.
Dal greco, Potnia significa signora. Ciò evoca il divino femminile. Le Potnie erano considerate Dee perché avevano potere sugli animali. Esiste un legame tra la terra e ogni donna, la Madre.
Le Potnie mostrano alle donne il loro femminile interiore, dove vive il loro valore individuale.
Questa visione apre una finestra sulle relazioni umane, a partire dall’archetipo naturale della famiglia. Mostra come gli esseri femminili possano passare dalla fragilità al potere. Il loro potere è incompreso e temuto in una società patriarcale.
"Anonima Sintesi"
Marco Bernini
Opera grafica
50x70 cm
2025
Descrizione Viviamo in un’epoca in cui l’identità è costantemente monitorata, registrata e decifrata dagli algoritmi. Il controllo digitale si insinua nella quotidianità, rendendo l’anonimato un atto di resistenza. Anonima Sintesi è un’esplorazione visiva di questa tensione, un tentativo di sfuggire all’occhio della sorveglianza e dissolvere i confini imposti dall’intelligenza artificiale. Figure mascherate emergono da un paesaggio ibrido, volti cancellati dal bianco assoluto, privi di tratti riconoscibili. Il loro anonimato è una forma di ribellione: senza identità visibile, sfuggono alla categorizzazione algoritmica. L’immagine si scompone e si ricompone in un flusso inarrestabile, una sintesi mutevole che nega l’inquadramento e il riconoscimento. L’opera invita a una riflessione: è possibile sottrarsi al controllo tecnologico? L’anonimato è una protezione o una nuova forma di invisibilità imposta? Anonima Sintesi si pone come un’interferenza nell’ordine digitale, un interrogativo sulla libertà dell’individuo nell’era della sorveglianza globale. Anonima Sintesi.
"Controluce"
Livio Billo
Tecnica mista su carta intelata
80×40 cm
2024
Controluce pone “in luce” – è il caso di dire – una diversa e complementare connotazione della femminilità, rispetto ai ruoli di genere codificati. Per quanto essi non siano più rigidi e vincolanti, non è infrequente che la donna, nelle sue relazioni interpersonali e comunitarie, sia ancora trattata da perdente, umiliata e offesa nella dignità e nella persona, come le pagine di cronaca purtroppo dimostrano.
Qui, invece, si raffigura una vincente che appartiene all’universo, sempre più in espansione, di quelle donne “che sanno ciò che vogliono, che utilizzano la loro femminilità come un atout e non come un handicap”, secondo l'espressione del noto stilista francese Thierry Mugler. Insomma, la figura del quadro, con la sua silhouette slanciata, la postura eretta e la nudità esibita con giovanile disinvoltura e adulta consapevolezza, registra la mutazione antropologico-culturale in atto, in forza della quale anche le donne anonime e, in apparenza, più comuni si possono apparentare – se lo vogliono – alle più iconiche, invidiate e fascinose delle loro consorelle, siano esse le dive dello star-system globale o le patinate fotomodelle di pubblicità e moda.
“Mare Nostrum”
Roberta Buccellati
Riporto fotografico ad acqua, tempera acrilica ed acquerello
cm 50 di diametro
2021
L’opera è un tondo suddiviso in due sezioni: nella parte superiore il mare appare calmo e immobile, simbolo di speranza e promessa di una umanità conservata. Nella parte inferiore, lo stesso mare è agitato, con pennellate turbolente che richiamano il caos e la disperazione. Al centro del tondo, una croce formata dalla trasposizione fotografica ad acqua di un osso di seppia è affiancata da un doppio ritratto speculare di uno dei giovani migranti deceduti. Il ritratto, riflesso in modo irrisolto, evoca la frattura tra ciò che avrebbe potuto essere e ciò che è stato perso. La scelta del tondo non è casuale: richiama la perfezione e l’eternità, in netto contrasto con la finitezza della vita spezzata. La croce al centro, formata dall’osso di seppia – elemento naturale legato al mare – diventa un simbolo universale di sacrificio e redenzione. I ritratti speculari del giovane, la cui identità è stata recuperata attraverso frammenti digitali, rappresentano un “dono postumo” di riconoscimento a una vita altrimenti dispersa nell’oblio del Mediterraneo. Il mare, che doveva essere un mezzo di salvezza, si trasforma qui nel simbolo dell’inerzia delle nazioni, incapaci di rispondere alle richieste di soccorso, diventa il luogo della perdita di identità e umanità.
“Naufragio”
Anja Calas
Co- Creazione: João Ventura
Assistenza: Pedro Berbereia
Telecamere a infrarossi, plastiche
2024
Il video Naufragio da Inserir: Dal Sommerso emerge come un'opera di videoarte che racchiude un momento ritualistico e performativo, interpretato da due naufraghi. Girato nel Mar Mediterraneo, il video cristallizza un'intersezione tra mito, memoria e spostamento, intrecciando narrazioni personali con tradizioni locali di creazione e ancestralità.
La performance dal vivo, che ha dato origine a questo video, nasce dalla messa in scena di una sopravvivenza trasformata in rito. I due corpi, alla deriva, galleggiano sulla superficie del mare, i vestiti inzuppati che aderiscono alla pelle. I loro gesti, intrecciati con la danza acquatica delle onde, evocano immagini di antiche divinità, di entità marine e di leggende tramandate dalle comunità costiere. Le loro voci riecheggiano in canti frammentati dal vento, evocando narrazioni di origine, partenza e ritorno.
Il video si struttura come un collage sensoriale, combinando registrazioni documentarie del rito con immagini oniriche al rallentatore, riflessi distorti sulla superficie dell'acqua e sovrapposizioni di paesaggi sommersi. Il montaggio, frammentato ed etereo, conduce lo spettatore in un'esperienza immersiva dove il reale e il mitologico si confondono. Colori sbiaditi dalla luce del sole in contrasto con ombre bluastre e verdi profonde rafforzano la sensazione di deriva e trascendenza.
Elementi sonori si intrecciano lungo il video per amplificarne la dimensione evocativa. Il fragore delle onde, sussurri e parole in lingue diverse si mescolano a canti ancestrali reinventati dalla comunità coinvolta nel progetto. Il mare non è solo sfondo, ma un protagonista attivo, che pulsa e detta il ritmo della performance e del montaggio.
Nel corso del video, la mitologia viene ridefinita dai corpi che danzano tra resistenza e abbandono, tra perdita e redenzione. Antiche storie di divinità sommerse si intrecciano con miti moderni di traversate rischiose e sparizioni in mare. I naufraghi diventano archetipi viventi di una tragedia ciclica, incarnando al tempo stesso la speranza di nuove narrazioni di rinascita e appartenenza.
Naufragio da Inserir: Dal Sommerso non è solo la documentazione di una performance, ma la trasforma in un reliquiario audiovisivo di memorie, favole e identità collettiva. L'opera riecheggia al confine tra il visibile e l'invisibile, tra ciò che emerge e ciò che resta sommerso nella storia e nella mitologia condivisa.
“Naufragio”, telecamere a infrarossi, plastiche, 2024, Portugal
Creazione: Anja Calas
Co- Creazione: João Ventura
Assistenza: Pedro Berbereia
Memoria Descrittiva dell'opera di Videoarte "Naufragio”
Il video Naufragio da Inserir: Dal Sommerso emerge come un'opera di videoarte che racchiude un momento ritualistico e performativo, interpretato da due naufraghi. Girato nel Mar Mediterraneo, il video cristallizza un'intersezione tra mito, memoria e spostamento, intrecciando narrazioni personali con tradizioni locali di creazione e ancestralità.
La performance dal vivo, che ha dato origine a questo video, nasce dalla messa in scena di una sopravvivenza trasformata in rito. I due corpi, alla deriva, galleggiano sulla superficie del mare, i vestiti inzuppati che aderiscono alla pelle. I loro gesti, intrecciati con la danza acquatica delle onde, evocano immagini di antiche divinità, di entità marine e di leggende tramandate dalle comunità costiere. Le loro voci riecheggiano in canti frammentati dal vento, evocando narrazioni di origine, partenza e ritorno.
Il video si struttura come un collage sensoriale, combinando registrazioni documentarie del rito con immagini oniriche al rallentatore, riflessi distorti sulla superficie dell'acqua e sovrapposizioni di paesaggi sommersi. Il montaggio, frammentato ed etereo, conduce lo spettatore in un'esperienza immersiva dove il reale e il mitologico si confondono. Colori sbiaditi dalla luce del sole in contrasto con ombre bluastre e verdi profonde rafforzano la sensazione di deriva e trascendenza.
Elementi sonori si intrecciano lungo il video per amplificarne la dimensione evocativa. Il fragore delle onde, sussurri e parole in lingue diverse si mescolano a canti ancestrali reinventati dalla comunità coinvolta nel progetto. Il mare non è solo sfondo, ma un protagonista attivo, che pulsa e detta il ritmo della performance e del montaggio.
Nel corso del video, la mitologia viene ridefinita dai corpi che danzano tra resistenza e abbandono, tra perdita e redenzione. Antiche storie di divinità sommerse si intrecciano con miti moderni di traversate rischiose e sparizioni in mare. I naufraghi diventano archetipi viventi di una tragedia ciclica, incarnando al tempo stesso la speranza di nuove narrazioni di rinascita e appartenenza.
Naufragio da Inserir: Dal Sommerso non è solo la documentazione di una performance, ma la trasforma in un reliquiario audiovisivo di memorie, favole e identità collettiva. L'opera riecheggia al confine tra il visibile e l'invisibile, tra ciò che emerge e ciò che resta sommerso nella storia e nella mitologia condivisa.
“Caderno 2 – Experiências da efervescência do pensamento alado” #1 ao #10 - “Quaderno 2 – Esperienze dell’effervescenza del pensiero alato” #1 a #10
Ricardo Cardoso
Tecnica mista su carta
cm 80x50
2023
Il quaderno 2 è composto da 10 disegni in cui propongo all'osservatore un viaggio attraverso i miei paesaggi immaginari, composti da luoghi che popolano la mia mente e che cerco di congelare quando realizzo questi disegni.
Questo esercizio è una sorta di catarsi in cui l'artista si libera da questi pensieri rendendoli visibili e udibili, come in questa canzone "Ad Infinitum" di Ricardo Dias dos Santos e l'artista visivo Ricardo Cardoso che incontra il multiverso del 4, ricreando un viaggio in 3 dimensioni tra il microcosmo, il Sé e il Macrocosmo. Ricardo Cardoso, artista visivo portoghese e autore dell'opera “Paisagens Aladas com Efervescência do Pensamento”, dà voce e anima alle proprie parole e sentimenti.
https://www.youtube.com/watch?v=ioUArjpiOHQ&list=LL&index=9
"Decrypt for-mat 17"
Gennifer Deri
Stampa fotografica Fine art, dibond, cornice in legno nero
21cm x 30cm c.d.a
2025
L’opera Decrypt for-mat 17 fa parte di un più ampio progetto Decrypt for-mat, è un tentativo di portare le persone a mettere in discussione la propria percezione, ad interrogarsi sulla propria identità e a considerare il fatto che non esiste una percezione oggettiva della realtà, ma la significhiamo in base a quello che è il nostro background educativo-culturale. Nell’era della digitalizzazione siamo talmente inondati da dati informativi privi di significato e sguardo che sembriano non volerci più legare alle cose, costantemente connessi senza tuttavia esser legati gli uni agli altri, abbiamo perso il contatto con noi stessi, la nostra individualità. L’am- biguità dell’immagine, la doppia lettura che essa porta in sé, è stata fin dall’inizio uno degli elementi ca- rat- terizzanti della mia ricerca artistica: “l’immagine del corpo” diventa ‘il corpo dell’immagine’, così come lo ‘spazio del corpo’ diventa ‘il corpo dello spazio’, la forma diventa in questo caso una deformazione che ‘in- for- ma’ l’osservatore dell’esistenza di una possibile altra visione di sé. Allo stesso modo, Decrypt for-mat signi- fica “decriptare la materia” ma anche “decriptare il formato”, non diversamente dalla scrittura dove le parole cambiano di significato quando altre parole o contesti discorsivi vengono affiancati. Così reinvento un siste- ma comunicativo in cui l’immagine corporea funziona proprio come le parole, come espediente per avviare un dialogo che diventa continuo tra spettatore e opera: liberare il corpo dal suo involucro e portarlo oltre i suoi confini fisici e ideologici. Con il mio lavoro cerco di andare oltre l’immagine, oltre il genere, ol- tre schemi culturali sociali e politici che da anni si sono sedimentati nelle nostre menti, per iniziare invece a parlare di una soggettività sessualmente non differenziata. Lo scopo è quello di far rivivere la soggettività che è propria di ogni individuo, aspetto che oggi sembra non esistere più nel momento in cui, nella maggior parte dei casi, le persone sono l’emanazione di un’ unica identità ripetuta e costretta dai codici dominanti.
“The rebirth of blue Venus”
Lino Di Vinci
Stampa su plexiglas da dipinto originale
65x65x7 cm
2025
Quest' opera intitolata "La rinascita della Venere blu", fa parte di una serie di dipinti che ho realizzato negli ultimi anni sul tema di Venere, portatrice di bellezza e armonia nel mondo. In questo caso ho riportato in stampa su plexiglas il dipinto originale di S.Botticelli, creando un'opera luminosa che dal buio profondo del blu , emerga in superficie tramite segni bianchi e luci che ne illuminano il corpo. Contiene un messaggio di speranza affidata alla figura femminile vista come una dea che aiuta e protegge contro i mali che affliggono mondo. Mentre il dipinto originale è immerso in una splendente luce diurna ,ribaltandone la visione,ho voluto che la mia interpretazione di un particolare di questo meraviglioso dipinto brillasse di luce propria sorgendo dal buio di un tempo sempre piu' inquieto.
“I tuoi pensieri su di me”
Remigio Fabris
Acrilico su fotografia
cm 40x30
2025
L'opera descrive un rapporto tra due persone qui una di fronte all'altra, come uno specchio riflesso di sé stessi e dei loro pensieri. Un rapporto fluido diretto ma a volte ingarbugliato e che può portare a momenti di incomprensione. Un continuo scambio di pensieri che mutano, cambiano forma, si lasciano e si riprendono, arrivando a diventare un pensiero unico.
Senza Titolo
Claudio Fagiani
Grafica con AI e stampa su tela in cotone con cornice interna
80x80 cm
2025
Senza titolo
Gianluca Fazzino in arte Fazz
Tecnica mista
45x55 cm
2024
Le mie opere esplorano il confine tra materia, simbolo e pensiero. Attraverso un approccio informale e sperimentale, utilizzo la scrittura come elemento visivo che va oltre la descrizione, trasformandosi in un linguaggio universale capace di evocare sensazioni e riflessioni profonde.
I simboli si mescolano con la materia pittorica in un dialogo continuo tra forma e significato, in cui ogni gesto si carica di intenzionalità e ogni segno diventa una traccia del pensiero, un’indagine sulla comunicazione e sull’essenza della scrittura stessa. La superficie delle opere si presenta come un palinsesto in cui si sovrappongono livelli di colore, texture e significati, suggerendo un mondo in costante evoluzione e trasformazione.
Il mio lavoro invita l’osservatore a perdersi nella complessità del segno, a leggere oltre ciò che è visibile, lasciandosi coinvolgere in un’esperienza che supera il puro aspetto visivo per entrare in una dimensione concettuale e meditativa.
"Passeggiata al sole"
Michele Ferrara
Espressionismo contemporaneo/Arte concettuale
Acrilico su tela
70x50 cm
2022
Il dipinto presenta un volto a metà tra il realismo e la dissoluzione, dove il contrasto tra la precisione del bianco e nero e la matericità sfumata della parte colorata suggerisce il concetto di impermanenza. La trasformazione visiva del soggetto evoca il fluire del tempo, la mutevolezza dell’identità e il continuo cambiamento della realtà. La parte destrutturata sembra fondersi con lo sfondo, quasi a simboleggiare la natura effimera dell’esistenza. Firma: Presente in basso a sinistra, con il nome “Marta” e la data “21/01/22”. Interpretazione: Il titolo “Passeggiata al sole” suggerisce un’idea di movimento e transitorietà. La luce del sole è in costante mutamento, così come le ombre che essa genera, e questo si riflette nel volto che sembra dissolversi e trasformarsi. L’opera diventa una riflessione sulla fluidità delle cose: nulla è statico, tutto è soggetto a cambiamento, proprio come l’identità, i ricordi e le emozioni che ci attraversano.
“Lune, emmène-nous à la recherche de notre humanité”
Elda Gavelli
Penna biro, matite colorate su carta – Stampate su plexiglass
cm. 48x63
2019
La società attuale impone alla coscienza di ciascuno di noi di ripensare, di reinterpretare la realtà alla luce dell'incessante ed inarrestabile fluire di uomini, donne, bambini che ogni giorno, per le ragioni più disparate, scelgono di vivere abbandonando il loro quotidino e avventurandosi verso l'ignoto, il nuovo. L'anima di ognuno di noi alza allora una preghiera alla luna silente affinché lo spirito di fratellanza e di solidarietà che alberga in ogni essere umano trionfi dissolvendo i confini e facendo del mare un luogo di passaggio verso la vita,verso un futuro degno di essere vissuto.
"Fate brillare i vostri caveau"
Chiara Gennaro
Tecnica china su carta di cotone
50x70 cm
2025
In quest’opera ho voluto rompere drasticamente con il mio linguaggio visivo precedente: è stato un lavoro durissimo, perché ho dovuto scardinare il mio sentire per aprire lo sguardo verso orizzonti completamente nuovi. Al centro ho posto il corpo umano, richiamando l’anatomia settecentesca e rendendola contemporanea grazie alla mia grafia a china, netta e incisiva. Ne emerge l’insofferenza di un individuo che subisce passivamente le ingiustizie della storia, prigioniero di schemi antichi e incapace di ribellarsi, in un’esistenza per sua stessa natura breve, in cui il cuore viene relegato a semplice spettatore.
Ho voluto anche denunciare l’assurdità dei caveau d’arte sparsi per il mondo: custodi di opere meravigliose ma inaccessibili, che rendono inesistente il legame più autentico tra l’uomo e l’arte. Con questa installazione lancio un monito: l’arte non si contempla con gli occhi, ma si legge con il cuore, così come la vita di ogni persona si comprende solo lasciando vibrare le emozioni e aprendo il proprio centro.
"Black Sherwood, Humanoid" - "Black Sherwood, Tree"
Piergiorgio Grasso
Tecnica mista e manipolazione digitale
60X60 cm
2025
L'opera rappresenta una foresta fitta e oscura, alla base della quale emerge una figura umanoide, un essere ibrido in cui convivono elementi umani e tecnologici. Questo essere, avvolto in una sorta di corazza, possiede tuttavia un cuore umano pulsante, ben visibile. Dal centro di questo cuore, si propaga una linea astratta di colore rosso, un elemento che si innalza nel cielo, trasformandosi in una sorta di aquilone astratto e colorato.
L'opera riflette sulla condizione umana nell’era della tecnologia, evidenziando il contrasto tra il buio della foresta e la luce vibrante degli aquiloni. Questa dicotomia simboleggia la tensione tra la crescente disumanizzazione e la possibilità di riconnettersi alla propria essenza autentica. Immerso sempre più nella tecnologia, l’essere umano rischia di smarrire l’empatia, la dolcezza e la sensibilità. Eppure, nel suo petto batte ancora un cuore vivo, da cui si sprigiona la forza creativa e l’emozione, rappresentate dagli aquiloni colorati che si innalzano nel cielo. L’opera non si pone in opposizione alla tecnologia, ma invita a una riflessione sull’equilibrio: l’innovazione può essere un’opportunità di crescita e miglioramento, purché venga integrata in armonia con i valori umani fondamentali. È un’esortazione a trasformarsi senza perdere ciò che rende l’uomo capace di provare emozioni profonde, affinché il progresso non significhi l’annullamento della propria umanità.
“X”
Igor Grigoletto
Opera realizzata con smalti su specchio
40x40 cm
2024
Il rifletterci, riflettere cercare in noi stessi e scoprire il ati nascostiportano alla consapevolezza Conoscenza e consapevolezza sono gli artefici del cambiamento.
Accettare e conoscere portano al cambiamento
"AttiraPasseri" - "Nightmore"
Gian Luca Groppi
Fotografie - Pannello Fotografico
90x40
2015
Ho rappresentato in un contesto bucolico il necessario ponte empatico tra l’essere umano e una natura sempre più in crisi e decadimento.
La fotografia appartiene alla serie NightMore, un progetto che porto avanti da un decennio, sempre in evoluzione
NightMore è una fra le ultime serie fotografiche a cui sto lavorando, nata nel 2015 dal desiderio di riuscire a creare narrazioni senza la preparazione meticolosa che mi è abituale, abbandonandomi, quindi, e lasciandomi trasportare da sensazioni e sogni.
Le immagini non hanno obbligatoriamente un senso compiuto, sono suggestioni, indizi che possono condurre a diverse realtà parallele.
Si situano in quello stato fluttuante della coscienza che genera illusioni e visioni. Immagini ipnagogiche ricevute abbandonando me stesso a ciò che il pre-sonno mi regala, aspettando, senza forzare la mano.
"Le Spose di Darwin"
Carla Iacono
100x70
2025
Il progetto Le Spose di Darwin è un omaggio alla moglie di Charles Darwin, Emma Wedgwood, e, al contempo, un elogio della differenza come motore propulsivo di crescita sociale e culturale.
Emma Wedgwood Darwin, nonostante una fede rigorosa, rispettò sempre la posizione agnostica e le teorie scientifiche di Charles. Non lo ostacolò mai nel suo lavoro, convinta delle buone intenzioni e dell’onestà intellettuale del marito; anzi, ebbe un ruolo fondamentale in quanto lo supportò ed incoraggiò nella pubblicazione de L’origine delle specie.
Emma Wedgwood e Charles Darwin sono quindi un illustre esempio di come le differenze, anche estreme, possano convivere in modo armonico e completarsi a vicenda.
Le protagoniste di Le spose di Darwin sono figure scannerizzate da libri di “anatomia animata”, popolari alla fine dell’Ottocento e, come nel gioco delle bambole di carta, sono vestite con “accessori” tratti dal mondo naturalistico, in combinazioni sempre differenti e colorate, trasformandosi esse stesse in simboli di armoniosa diversità e di quella “scelta femminile” che Darwin considerava il meccanismo di propulsione della selezione naturale.
Le Spose di Darwin sono così al contempo un “divertissement” giocoso e un elogio della differenza.
Ma poiché le diversità, purtroppo, continuano a scatenare intolleranze e violenze, i bersagli di carta usati, inseriti in background nei collage, ci ricordano che non dobbiamo mai smettere di indignarci per le discriminazioni, qualunque esse siano, perché, oltre ad essere un grave sopruso ai singoli, ci feriscono e offendono tutti, insidiando la crescita civile e la democrazia.
"UnoNessunoEccetera"
Sergio Leta
Acrilico su legno
cm 120x40
2025
Il dipinto rappresenta una serie di omini stilizzati, disposti in modo tale da formare la parola "nobody" (nessuno) in caratteri, quasi a suggerire che l'identità personale si dissolve nel collettivo. Ogni figura, pur simile alle altre, perde le sue peculiarità individuali, suggerendo una visione di uniformità forzata. La loro disposizione, quasi meccanica e ripetitiva, diventa il simbolo di una società che riduce l'individualità a un mero numero, dove ogni persona rischia di diventare "nessuno", annullata nell'incessante processo di adattamento.
L'uso della parola "nobody" in inglese, una lingua che universalmente simboleggia la globalizzazione e l'omologazione culturale, accentua l'idea di perdita dell'identità personale, come se, a livello universale, l'essere umano fosse destinato a diventare una semplice unità senza distintività.
www.sergioleta.altervista.org - instagram : sergio.leta
Serie: Rivoluzionario Passo Zero
Tecnica: fotografia, fotomanipolazione e disegno digitali
Stampa Fineart su carta cotone + pannello e cornice
Misure 50x75 cm
Tiratura: 1 di 9 + II p.a.
Maria Mandinga si ispira alla protagonista del romanzo Dell’amore e di altri demoni di Gabriel Garcìa Màrquez.
Sierva Marìa è una bambina di dodici anni, figlia di nobili nella Cartagena colombiana dell’età coloniale, ma cresciuta principalmente tra gli schiavi della casa, assorbendo la loro cultura, lingua e credenze religiose afrocubane piuttosto che quelle dell’aristocrazia spagnola. Morsa da un cane rabbioso, e sebbene guarita, viene emarginata dalla società e dalla famiglia in quanto sospettata di possessione demoniaca, quindi costretta alla clausura e a dolorosi esorcismi.
Ribattezzatasi con il suo nome da nera Maria Mandinga, Sierva Marìa è al centro di conflitti e vorticose correnti opposte, nel cui occhio di ciclone rimane imperscrutabile, fiera e inscalfibile. Culturalmente ibrida e spiritualmente non ortodossa, un essere liminale, che non appartiene completamente a nessuno dei due mondi che attraversa, è un personaggio profondamente tragico: ciò che per lei è sacro viene visto dagli altri come demoniaco.
Maria Mandinga incarna quindi da un lato la vittima innocente di una società decadente perché chiusa, che teme e non tollera la diversità; dall'altro la forza indomita, di statura quasi mitologica, di chi rifiuta di seguire nient’altro che la propria strada.
“Ci nutriamo di ciò che coltiviamo”
Mara Lupatini
Fotografia digitale - stampa su carta fine art cotone con cornice
cm 23x32 cad.
2022 - 2023
La plastica è onnipresente in agricoltura: dai contenitori dei semi ai tubi per l’irrigazione, si trova anche nelle acque recuperate da impianti di depurazione destinate al settore agrario.
I suoli agricoli, da cui arriva buona parte del nostro nutrimento, sono ampiamente contaminati. Negli ultimi anni diversi ricercatori hanno dimostrato che le microplastiche sono presenti anche nella parte edibile di frutta e ortaggi.
Questo argomento crea preoccupazione per il futuro e per la nostra salute.
In questo progetto viene rappresentato l’uomo che nutre la terra di rifiuti per poi rimangiarseli. Nelle fotografie di still life il soggetto fotografato subisce una metamorfosi: la plastica trabocca dalle sue fessure e cerca di imitarne la forma fondendosi con la natura.
Le microplastiche sono già entrate a far parte della nostra catena alimentare, nulla si distrugge.
“Nobody’s home”
Beatrice Marchese
Tecnica mista su tela
cm 120x70
2024
La tela parte dalla riflessione sulla condizione umana e sulle convenzioni, in particolare spazio e tempo.
A prima vista è il mondo nella sua rappresentazione più classica, quella a cui siamo tutti abituati.
Ma come un’ombra scura si intravede in sovrapposizione un mondo diverso: sono le proiezioni di Gall-Peters, che riportano le reali proporzioni tra le aree dei continenti, in una forma più vicina alla realtà. Ed ecco quindi un esempio di come lo spazio, anche il più grande, il nostro pianeta, possa essere distorto a nostro piacimento tramite una rappresentazione grafica di certo più confortante e familiare ma meno oggettiva.
L’animale uomo crea gli spazi, se li racconta, li deforma, a volte li distrugge. A questo proposito e dato il periodo storico, ho voluto evidenziare le aree di maggior conflitto (l’opera è del 2024) con la foglia oro, che in questa posizione vuole catturare l’occhio di chi guarda e svelare il suo significato più profondo solo grazie ad un’attenta lettura, appunto, dello spazio.
“Vasto teatro è il mondo”
Enrico Musenich
Digitalart – stampa su tela
cm 120x80
2025
Nell’opera viene rappresentata una Genova che non c’è, ma riconoscibile.
Un collage di foto d’epoca, vecchie, attuali, che si fa gioco di spazio e tempo, comprimendo in una sola immagine istanti vitali distanti tra loro, istanti che si congiungono per formare un evento inesistito, eppure visibile, eppure definito.
I protagonisti, inconsapevoli al tempo della loro esistenza, tornano in scena con un nuovo ruolo che ridisegna e moltiplica uno solo degli infiniti istanti delle loro vite.
Un bozzetto teatrale drammatico nei bianchi e neri, pieni e vuoti: una scena sospesa.
"Abitare dentro"
Manuela Muzzone
Acrilico su tela
80 x 100 cm
2025
Quest’opera nasce dall’intento di esplorare le radici dell’identità, il senso di appartenenza e il concetto di casa. La composizione è divisa tra astrazione e figurazione, rispecchiando la dualità e la complessità del nostro rapporto con ciò che definiamo “origine”. La parte astratta rappresenta la confusione e il caos interiore, una dimensione intangibile dove le memorie, i legami e le emozioni si intrecciano in modo indistinto. La parte figurativa, invece, è un’ancora visiva: elementi riconoscibili che evocano frammenti o momenti che portiamo dentro di noi, a volte nitidi, altre volte sfuggenti. La frase interrogativa, posta in alto a sinistra, agisce come un ponte tra queste due dimensioni, un invito a riflettere sul significato del ritorno. La casa non è necessariamente un luogo fisico, ma piuttosto uno stato d’animo, una condizione di autenticità. Lo spettatore è invitato a ragionare sul concetto di radici in senso ampio: non più qualcosa di statico e legato a una terra o a una cultura, ma un intreccio dinamico di esperienze e relazioni. Oggi più che mai, siamo immersi nel vortice della mescolanza, dove tutto è connessione. Le identità si contaminano, si trasformano, e questo movimento continuo ridefinisce il significato stesso di appartenenza. L’opera suggerisce che probabilmente la vera “casa” non è un luogo fisico, ma qualcosa che risiede dentro di noi, ovunque ci troviamo. Lontano da risposte definitive, Abitare dentro lascia spazio al mistero, invitando ciascuno a intraprendere un viaggio interiore per scoprire il proprio senso di origine, in bilico tra il dentro e il fuori, il passato e il presente, il noto e l’ignoto.
"Relief Me From Politics"
Joas Nebe
(4k, color, single channel, 13min 24sec)
Relieve Me From Politics è un'altra esplorazione del tema della violenza e della politica. Tutto è politico. Anche le relazioni sentimentali. Questo è sempre stato il grido di battaglia della gioventù comunista. Ma tutto è davvero politico? La politica è permeata da una violenza latente? La politica è violenza? O la violenza è politica? Sicuramente la seconda. Anche la prima, secondo me. Volete che la violenza si annidi ovunque? Volete vivere costantemente con la paura che la violenza vi venga inflitta in una forma o nell'altra se non avete le opinioni politiche “giuste”? Volete essere vittime di bullismo per aver usato la parola sbagliata?
Ma come sarebbe la vita senza la violenza politica? Sarebbe come un cartone animato per la TV dei bambini? O la politica è già incorporata in quel mondo dai colori vivaci?
“Swahili”
Paolo Lorenzo Parisi
Sculture in plexiglass
cm 15x15x90
cm 14x13x60
2025
Le sculture intitolate “Pesce” (Swahili) incarnano la poetica di Paolo Lorenzo Parisi, da sempre attento a trasformare un’immagine seducente in strumento di denuncia e memoria. Il richiamo al Mediterraneo – crocevia di migrazioni drammatiche – è un tema ricorrente nella sua ricerca fin dagli anni ’90 (da Ho visto Moby Dick, 1998, a Balcani, 1999, fino a Il pesce di Gaza, 2011).
In questi nuovi allestimenti in plexiglass, materiale simbolo dell’era industriale, l’artista sintetizza le esperienze precedenti in un progetto in continua evoluzione. Il plexiglass rivela la manipolazione delle dinamiche sociali contemporanee, innescando un cortocircuito vitale tra forma estetica e contenuto politico.
La purezza formale delle silhouette marine riprende i disegni iniziali degli anni ’90, ma li trasforma in oggetti apparentemente decorativi: è proprio questa “plastificazione” a diventare presa di posizione, memoria collettiva e invito a riflettere sulle contraddizioni del nostro tempo.
“Blondi & Barney”
Paolo Lorenzo Parisi
Scatola cilindrica in alluminio con etichetta di carta stampata a colori
10x17 cm
2006
Come sempre nella sua poetica, Paolo Lorenzo Parisi, inserisce memoria e attualità con piglio apparentemente ironico.
Attento allo spazio proposto cerca una visibilità non solo estetica, ma stimolante per le risposte del pubblico alla sua domanda.
"Il Fiume"
Laura Pedizzi
Acrilici e matite su tavola di legno
50x50 cm
2024
Un paesaggio indistinto, senza confini, pone l'accento sui soli gesti del soggetto: non è figura di questo mondo, si trova al di là del reale, nell'immaginario, nel ricordo e nelle suggestioni dei sogni. Parla con gesti, racconta suoni lontani, il fluire dell'acqua di un Fiume, dove il tempo appare circolare e suggerisce un senso più ampio del nostro vivere quotidiano, dove il ritmo del giorno ci riporta alla nostra infanzia, ai lunghi giochi, alla contemplazione. C'è la solitaria ricerca di sé e il meditabondo momento di osservazione quasi ipnotica di una realtà immobile; c'è l'esplorazione attraverso i gesti e il viaggio che inizia da un'idea astratta e si costruisce tutti i giorni con ogni singolo movimento o distratta azione, in un infinito specchio delle nostre identità.
Restos de una civilización inexistente
Vito Pietroburgo
Acrilico su tela
100x70 cm
2025
"Restos de una civilización inexistente" offre una riflessione sul passato e sull’identità, mettendo in discussione le nozioni tradizionali di temporalità e memoria. L’opera diventa simbolo di trasformazione, sia fisica che concettuale, rielaborando materiali “utili” in oggetti artistici che incarnano un cambiamento continuo e una fluida esistenza.
L’effetto visivo generato da resti di ipotetici reperti archeologici sospesi su uno sfondo bianco – uno "spazio neutro" – suggerisce un campo di possibilità infinite. Questo vuoto simbolico invita alla riflessione sull’identità come entità in perenne evoluzione, ponendo lo spettatore di fronte a un tempo sospeso tra memoria e immaginazione.
Lo spazio bianco diventa così un punto di partenza: un ambiente liminale dove il passato viene rielaborato e proiettato verso il futuro. In questo contesto, lo spettatore è chiamato a confrontarsi con i propri confini – fisici, psicologici, culturali – e a ripensarli in chiave trasformativa. La sospensione dei “resti” nel vuoto non rappresenta soltanto la fluidità dell’identità, ma anche la distanza tra il tangibile e l’immaginario. L’opera apre così a nuove interpretazioni del reale, invitando a un viaggio percettivo e concettuale che sfida le certezze e amplia lo sguardo sul possibile.
Senza Titolo
Annalisa Pisoni Cimelli
Fotografia
70x50 cm
2025
"Axis Mundi"
Una sfera armillare per l’anima
Elisabetta Ramondini
I.RA. isabellaramondini
Ø 145 CM
Alluminio
2025
Realizzata in Alluminio l'opera è composta da tre sfere concentriche ad anelli che unite evocano una maestosa sfera armillare, che invece di muovere tra vari mondi simbolizza il viaggio tra i luoghi e i moti interiori dell’essere umano.
Ogni strato rappresenta i diversi stati dell’essere: la materia, l’energia, l’emozione e lo spirito.
Il centro della sfera evoca la continua trasformazione interiore, lo sguardo viene catturato ed invitato a entrare al centro dell’installazione,a osservare il mondo da una nuova prospettiva: quella del centro dell’universo e del proprio sé.
La sfera armillare è da sempre simbolo di un cosmo in movimento. In “Axis Mundi”, il cambiamento è rappresentato come dinamica ciclica, mai fine a se stessa, ma parte di un processo evolutivo e consapevole.
Le sfere interne possono spostarsi lentamente come meccanismi cosmici. Ogni passaggio, ogni rotazione, rappresenta una trasformazione: il passaggio dall’ignoranza alla conoscenza, dalla materia allo spirito, dal caos all’armonia.
L’opera allude ai processi alchemici, in cui la materia viene raffinata fino a raggiungere la purezza energetica, la trasmutazione dell’energia vitale.
L’installazione è costruita seguendo una rigida progettazione guidata dalle sacre geometrie che, da sempre movimentano e sublimano l’energia, la sua vibrazione cambia con la presenza del visitatore, innescando un dialogo sensibile tra l’opera e chi la avvicina.
La sfera diventa un portale simbolico, un invito alla meditazione, alla scoperta del proprio centro, un’esperienza che stimola la riflessione e la percezione di sé come parte dell’intero.
“Axis Mundi” non è solo una scultura: è un rituale, un viaggio simbolico, una porta verso la consapevolezza. In un mondo in costante cambiamento, l’opera invita lo spettatore a fermarsi, respirare, e riconoscere in sé il centro luminoso da cui tutto parte e a cui tutto ritorna.
“Essere Visuale IV” - “Essere Visuale V”
Diego D.I.T. Toscani
Olio su tela
100x100 cm - 40x40 cm
2025
L'universo è sempre in movimento, “Panta rei” è la legge del tutto, tutto si modifica, tutto è in movimento, fluido nonostante l'essenza rimanga immutata: ad un'azione di trasformazione e paurosa repressione da un lato l'universo risponde come un'onda che libera energia dal lato opposto... Qualcosa si muove, nasce, si manifesta. Sono Esseri Visuali, pensieri dell'universo verso e attraverso l'essere umano. Daimon scaturiti dall'esigenza, nati come conseguenza di questo tempo, entità, forze primigenie senza culto, senza appartenenza eppure legate all'universo e all'uomo, legate alla vita.
Nonostante le atrocità che l'uomo ancora infligge stiamo lentamente assistendo ad un risveglio delle coscienze ed emerge sempre più la pesante insensatezza dei conflitti, legati all'ego quando appartengono alla sfera personale o legati a retroscena meramente economici quando sono su larga scala. La manifestazione degli Esseri Visuali è l'ultima risposta dell'universo per accellerare questo risveglio della coscienza.
Iniziate a guardarvi intorno perchè stanno per manifestarsi e vi costringeranno a guardare dentro voi stessi.
“M o l e c o l e”
Francesca Traverso
Fotografia
13x18 cm cadauna
2020
Testi in formato cartolina che accompagnano le foto
Poesie, spazi di intimità nel tempo
partendo dal testo di Antonio Newiller
Chiamo Evelina
un verde sogno sotto le foglie
il sogno
del bambino nudo
addormentato sul prato
dalla raccolta " non ho tempo e serve tempo"
per salvarci dal consumo della presenza
ci accingiamo alla soglia della intimità del presente silenzioso
temendo e tremando
nello scandalo dell'incontro
“Maremoto”
Johanna Wahl
Scultura a bassorilievo - tela plasmata, pigmento e resina su pannello
106x98x12 cm
2015
L’opera rappresenta sia fisicamente sia concettualmente una grande onda tridimensionale. Un movimento interiore, un avvallamento di emozioni che nascono in una sfera intima, si espandono, si susseguono, si trasformano.
Per enfatizzare la tensione nell’opera è stato scelto il forte contrasto fra nero
e bianco come degradè cromatico. La dimensione crescente delle strisce di tessuto, assemblate e vetrificate, intende rafforzare l’energia del movimento vibrante e materico che vuole andare oltre i propri confini.
Dal 19 al 29 giugno 2025, via Luccoli e Vico della Casana, nel cuore del centro storico di Genova, ospiteranno la nuova edizione de L’Invasione: un’iniziativa artistica e culturale pensata per valorizzare lo spazio urbano attraverso linguaggi creativi e contemporanei. Ti aspettiamo!
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